La Scuola

Da molti anni lavoro nelle scuole di ogni ordine e grado per sostenere il lavoro di educatori ed insegnanti attraverso percorsi di formazione, consulenza individuale, supervisione. Penso che la cura della relazione educativa sia un fattore protettivo per quanto riguarda uno sviluppo armonico e positivo del bambino. Laddove ci sono adulti consapevoli dell’importanza del loro ruolo, disponibili ad entrare in relazione emotiva con il bambino, tesi a trovare una chiave di accesso/comprensione diversa per ognuno, è possibile costruire un ambiente in cui crescere ed imparare serenamente.

Quando entriamo in relazione con le altre persone, siano esse adulti o bambini, lo facciamo partendo dai nostri schemi relazionali. È importante che gli educatori e gli insegnanti siano sostenuti a porre l’attenzione su ciò che ogni bambino attiva in loro, cercando di comprendere al meglio le emozioni che la relazione suscita. Questo diventa una enorme risorsa ma comporta un investimento emotivo e di energie importante da parte di chi lavora nella scuola.

Apprendere in un contesto di questo tipo significa collegare gli apprendimenti ad emozioni positive e costruttive. Questo permette al bambino di immagazzinare in memoria informazioni unite ad emozioni positive. Ogni volta che nel futuro tale informazione emergerà dalla memoria, lo farà accompagnata all’emozione con cui è stata codificata e immagazzinata e diventerà una risorsa positiva dell’esperienza di vita.

Ho collaborato con numerose scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado sia attraverso sportelli di ascolto e supporto sia attraverso interventi sul gruppo classe su tematiche legate ai temi della affettività, delle emozioni, del bullismo, dell’inclusione.

Cosa sono i “capricci” dei bambini? A cosa servono? Perché ci mettono in crisi?

I capricci rappresentano l’espressione emotiva che il bambino sta vivendo in quel momento. Il bambino esplode perché vive una sensazione di frustrazione, non può fare una cosa che vuole fare o non può usare un oggetto o mangiare un dato cibo e l’emozione scatenata dal rifiuto o dalla difficoltà gli fa perdere il controllo. Spesso il bambino non è concentrato sul contenuto del capriccio ma su quello che SENTE, sul suo stato emotivo. A volte è difficile capire bene cosa abbia scatenato il capriccio, a volte non c’è una spiegazione razionale. Il bambino in questa situazione ha bisogno di sentirsi COMPRESO, se verbalizzo quello che vedo in lui, se gli dico quali emozioni vedo mentre esplode, lui si sente capito e l’emozione prende significato, non lo spaventa più, non lo domina, la capisce e magari prova ad esprimerla. Ad esempio se quando devo metterlo sul seggiolino della macchina e scoppia a piangere piantando i piedi gli dico” oggi non hai voglia vero di salire in macchina?” Il bambino di solito si calma e annuisce perché si sente capito. A questo punto gli dico che lo capisco, anche noi avremmo voluto rimanere al parco a giocare, ma è ora di cena e bisogna andare a casa a preparare da mangiare.

Tutto ciò richiede tempo, che a volte non c’è perché dobbiamo uscire per andare a scuola o al lavoro…ma se penso che il bambino è come una persona che deve imparare a guidare e non conosce come reagisce in curva una macchina, avrà bisogno di qualcuno che gli spieghi come funziona. Spesso il nostro bambino con la tata è perfetto, appena arriviamo a casa inizia a ribattere e discutere ogni cosa io gli proponga…perché sono io il suo istruttore, non è la tata, e da me che vuole sapere come funzionano le cose, quali sono le regole, per cosa è giusto disperarsi e per cosa no. La cosa che danneggia il bambino è avere un adulto che non gli spiega come funzionano le cose ma tenta di distrarlo con altre attività o gli mente evitando la spiegazione adeguata per non sentirlo piangere e disperarsi oppure lo accontenta pur di farlo tacere rapidamente. Il pianto o il capriccio hanno la funzione di manifestare l’emozione che sta provando . Se il bambino trova un adulto che è nella condizione di SINTONIZZARSI con lui di solito rientra velocemente dalla crisi e cerca la spiegazione magari accettando una soluzione alternativa alla sua o a quella del genitore. Se l’adulto non è disponibile emotivamente o non ha tempo/voglia/capacita/risorse per sintonizzarsi, il bambino non riesce a controllarsi e si dispera fino allo sfinimento. Cerca soluzioni auto consolatorie ma non ha raggiunto il bisogno di contenimento che ha manifestato. Il contatto fisico, un abbraccio, una carezza, essendo più primitivo, velocizza la durata della crisi facendo sentire il bambino contenuto. L’esperienza positiva di sentirsi contenuto dall’adulto significativo viene pian piano interiorizzata e gli permetterà da adulto di affrontare conflitti, stress e criticità senza ansia e senza difficoltà.

Il tempo che dedichiamo al nostro bambino da piccolo per affrontare correttamente queste difficoltà lo farà sentire amato e di valore. Gli stiamo dicendo che è permesso manifestare quello che prova, magari migliorando con il tempo le modalità.

perché ci infastidiscono? I capricci dei bambini ci infastidiscono perché sono un chiaro segnale che il nostro bambino si trova in uno stato emotivo che non riesce a comprendere ne gestire e che quindi è necessario il nostro intervento. Rappresentano una perdita di controllo, l’emozione che prorompe e che inonda tutto ciò che la circonda. Spesso ci mettono in imbarazzo in situazioni in cui vorremmo il nostro bambino perfetto, sempre sorridente, socievole e ben disposto. Spesso rappresentano una perdita di tempo perché succedono nelle situazioni in cui siamo di corsa e stiamo magari chiedendo al nostro bambino di accelerare i preparativi per uscire o per andare a scuola. Richiedono MOLTE energie da parte nostra, sia fisiche che psichiche, visto che il nostro piccolo dipende da noi anche per risolvere questo tipo di situazioni.

Come evitarli? Contatto fisico quando devo dire una cosa che prevedo avrà come risultato un capriccio. Prima di dire ciò che ho imparato lo farà reagire male, spiego la situazione (so che vorresti scegliere tu la maglietta stamattina, ma oggi siamo un po’ di fretta. Che ne dici se quando torni da scuola prepariamo subito la maglietta per domani così sei sicuro di poterla scegliere con calma?) metterci nei panni di un piccolo che cerca di capire come funziona il mondo ci fa capire la fatica che fa su tutto. Questo però non ci deve spaventare dal dare regole ferme e chiare, perché aiutano il bambino a comprendere come funzionano le cose. Il cambiare spesso le regole lo disorienta e lo mette sotto stress. Poche ma fisse e prevedibili. Incoraggiare il bambino quando ha reazioni adeguate e riesce a spiegare e chiedere le cose senza lasciarsi prendere troppo dalla parte emotiva. Ci sono però momenti fondamentali della vita, il primo tra i 18 mesi e i 3 anni, in cui il bambino inizia a percepirsi come un essere vivente separato dalla madre e quindi inizia a manifestare gusti personali e desideri precisi, soprattutto verso l’autonomia. Questo passaggio DEVE essere conflittuale perché il bambino ha bisogno di differenziarsi. La tappa successiva in cui ciò accadrà e l’adolescenza. Quindi se il mio bambino nel bel mezzo della coda per prendere l’aereo si butta a terra urlando non fa nulla di strano se è sotto i tre anni, ha BISOGNO di questa fase per iniziare a dire cosa pensa. Bloccarla con ricatti, sculacciate o punizioni non aiuta il bambino a superarla velocemente, anzi lo fa sentire sbagliato ma non ha gli strumenti per comprendere in cosa abbia sbagliato e come potrà fare la prossima volta.

Devo aiutarlo a trovare una strada più adattiva, meno faticosa, in cui il bambino riesca a manifestare ciò che prova e pensa in maniera più evoluta e cioè attraverso la verbalizzazione. Ma questo è un percorso da compiere insieme!!

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